Resident Evil 5
Ci sono diversi modi per raccontare un videogame e descrivere i
sentimenti generati dall’attesa verso un prodotto che, fin dai primi
comunicati ufficiali, è sempre stato descritto come un titolo in grado
di stabilire nuovi standard nel mercato videoludico. Principalmente
attraverso considerazioni di carattere puramente soggettivo, ma più
correttamente sarebbe il caso di ragionare argomentando un’analisi dei
diversi aspetti nel loro insieme, attraverso un giudizio in grado di
designare con singolarità le aspettative degli appassionati, portando
immediatamente a confronto le qualità del gioco con lo stile della serie
cui esso appartiene, attraverso una non facile negoziazione
dell’esperienza ludica nei confronti degli episodi precedenti, poiché è
proprio nel confronto che risiede l’effettivo valore di un prodotto.
Eppure questo nuovo episodio si presenta subito attraverso una struttura che, già nelle fasi iniziali, si mostra molto interessante e ricca di approfondimenti, attraverso un perfetto percorso evolutivo della serie che intreccia storie attuali con le narrazioni d’importanti vicende del passato (non solo riferendosi agli attuali protagonisti, quindi, ma anche a vicende molto note ai conoscitori della saga). Idealmente Resident Evil 5 rappresenta quindi una netta crescita del brand a livello di maturità ed importanza, che accompagna il giocatore fino alla fine senza mai spezzare il legame con le origini che da sempre ne costituiscono il filo conduttore. Proprio per questi motivi, questo quinto capitolo appare in grado d’immergere ogni giocatore all’interno di un vero e proprio universo ricco di fascino e inquietante allo stesso tempo. Non credete sia possibile? Allora mettetevi comodi, state per prendere parte ad un’avventura che non dimenticherete facilmente.
Ferite del passato
Correva l’anno 1996 quando la serie di Resident Evil muoveva i suoi primi passi nel mercato videoludico esordendo su PlayStation. Capcom era riuscita inconsapevolmente a dare origine non soltanto ad un nuovo brand, ma a quello che per concezione moderna può oggi essere definito come uno dei migliori esponenti del genere survival horror: un gioco che, negli anni immediatamente successivi al suo esordio, avrebbe superato i confini del divertimento rendendo il concetto di avventura più adulto ed impreziosendolo con talmente tanti nuovi elementi da riuscire ad offrire in ugual misura orrore, emozioni e divertimento a profusione agli appassionati di videogiochi di mezzo mondo.
Pare onestamente difficile credere che vi sia ancora qualcuno che non conosca questo fenomeno. Tuttavia, per tutti coloro che non avessero avuto modo di giocare ad uno dei capitoli precedenti, riteniamo opportuno fornire qualche utile informazione attraverso questo speciale recentemente pubblicato, che descrive con precisione i diversi passaggi che hanno accompagnato la serie a livello cronologico e strutturale.
Fatta questa doverosa premessa, risulta difficile raccontare almeno a grandi linee la storia di Resident Evil 5 senza incappare nell’errore di rovinare qualche sorpresa. Pertanto questa volta partiremo da un punto di vista diverso, analizzando le vicende nell’ottica di Chris Redfield, il principale protagonista di questo episodio, insieme ad altre note conoscenze che non sveleremo. Lo ritroverete coinvolto nuovamente in prima persona, non più come agente della S.T.A.R.S., bensì come membro e fondatore di un’agenzia denominata B.S.A.A. (Bioterrorism Security Assessment Alliance), che ha come obiettivo quello di combattere con ogni mezzo consentito il terrorismo biologico e le terribili minacce che ad esso sono collegate. Nonostante Chris operi principalmente nell’area nordamericana, alcuni inquietanti avvenimenti lo porteranno in Africa, dove diversi indizi lasciano presagire che una nuova e terrbile minaccia sia incombente… Il nostro eroe sarà affiancato dall’agente Sheva Alomar, una new entry nella serie che, ne siamo certi, riuscirà a conquistarsi in breve tempo un posto importante nel cuore degli appassionati grazie ad un carattere davvero esplosivo, abbinato alle numerose abilità che di fatto la renderanno un’ottima compagna, nonché un valido aiuto cui poter riporre sempre la massima fiducia.
Chris appare profondamente cambiato rispetto alle precedenti apparizioni nella serie. Più muscoloso di quanto visto agli esordi e maturato a causa delle numerose vicende che ne hanno fatto incrociare più volte il destino con gli ambiziosi piani della Umbrella Corporation, ha scelto di dedicare la sua vita alla lotta contro tutti coloro che minacciano l’umanità con folli tentativi di creare nuove armi bilogiche. Forse è davvero giunto il momento di affrontare i vecchi fantasmi e cancellare le ferite del passato una volta per tutte.
Time to die, Chris?
Dal punto di vista del gameplay è netta la similitudine con Resident Evil 4 che ha fornito all’attuale episodio numerosi spunti sia per quanto riguarda la “regia” adottata (la telecamera virtuale è sempre posizionata alle spalle del protagonista e consente d’inquadrare l’azione garantendo ottime possibilità di analisi dell’ambiente in fase di esplorazione), sia per la disposizione dei sempre utili indicatori presenti a schermo, quali ad esempio la mappa, il livello d’energia e le munizioni. Discorso a parte merita, invece, la gestione dell’equipaggiamento, che ha subito un’interessante rivisitazione strettamente collegata alla modalità cooperativa. Capcom ha infatti sviluppato questo episodio della serie senza concentrarsi unicamente sul single player, ma ideando una struttura che finalmente permette a due giocatori di vivere l’intera vicenda in contemporanea, a tutto vantaggio del divertimento che in tal modo raggiunge vette molto elevate contribuendo ad incrementare ulteriormente il livello di rigiocabilità del titolo,. Considerando che, come descritto in precedenza, pur giocando da soli si ha di fatto sempre un compagno con cui interagire, è interessante notare come anche le stesse dinamiche di gioco abbiano subito per questo dei cambiamenti. Non bisogna, infatti, solo concentrarsi sui tanti pericoli che si annidano un po’ ovunque, ma è importante tenere in grande considerazione la propria compagna, sia perché la morte di uno dei due personaggi porterebbe irrimediabilmente al fatidico game over, ma soprattutto perché Sheva è fortunatamente dotata di un’intelligenza artificiale molto ben sviluppata, che non esiterà a mettere a vostra disposizione incrementando la potenza di fuoco di cui disponete senza però consumare proiettili inutilmente. Capita spesso infatti di trovarsi in netta inferiorità numerica ed è proprio a questo punto che risulta fondamentale coordinare al meglio i due personaggi, utilizzando l’interessante funzione di condivisione degli oggetti che, in tempo reale, permette di scambiare items dall’uno all’altro (ad esempio curando chi si trova in difficoltà o scambiando le armi per permettere di affrontare un particolare nemico nelle migliori condizioni), senza dimenticare tutti quei casi in cui sarà necessaria la collaborazione di entrambi per superare alcuni punti del gioco. All’atto pratico, nonostante l’intelligenza dei nemici minori non sempre risulti assai complessa e sviluppata (specialmente ai livelli di difficoltà più bassi), pur potendo contare su un secondo personaggio (a prescindere se sia controllato dalla cpu o gestito da un giocatore umano) è interessante sottolinerare come il livello di sfida sia generalmente piuttosto alto e proprio per questo incredibilmente stimolante.
I combattimenti risultano sempre molto coinvolgenti, supportati da un sistema di controllo preciso e in grado di rispondere agli input impartiti consentendo di effettuare tutte le azioni molto rapidamente, grazie ad una configurazione molto comoda e apprezzabile anche da chi non aveva giocato a RE4. Francamente non siamo stati convinti pienamente da alcuni pattern d’attacco evidenziati da certe tipologie di nemici e dalla presenza, forse leggermente troppo accentuata, di alcuni oggetti in zone dove, nella realtà, ve ne sarebbero dovuti essere in misura minore, ma si tratta di sfumature che a conti fatti non incidono minimamente sulla qualità globale del gioco. Sempre parlando dei combattimenti, essi si avvalgono inoltre di alcune piacevoli varianti quali brevi sessioni sparatutto (in cui ad esempio è possibile comandare delle postazioni mitragliatrici) e gli ormai immancabili quick time event, anch’essi riproposti per dinamica dal precedente episodio.
Arrivati a questo punto, ci sembra giusto aprire una breve parentesi inerente una critica che di recente è stata espressa nei confronti del titolo Capcom relativamente all’impossibilità di poter sparare mentre ci si muove. Premesso che tutte le fase di combattimento avvengono in tempo reale, riteniamo che tale implementazione sarebbe stata inutile al fine d’incrementare ulteriormente il senso di coinvolgimento del gameplay, in quanto rispondendo all’originale concept della serie, le fasi di avvicinamento all’uccisione di mostri o creature ostili rendono credibile il senso di angosica genrale della produzione, lasciando che il giocatore osservi con terrorizzato piacere il momento di affrontare un nemico (specialmente per quanto riguarda i boss e simili) attraverso attimi di tensione crescente.
Così come accadeva in Resident Evil 4, anche questa volta è possibile recuperare denaro e oggetti semplicemente uccidendo i nemici o aprendo i numerosi contenitori che si trovano sparsi per le varie ambientazioni, con la possibilità di poter migliorare il proprio armamentario in corrispondenza di ogni nuovo capitolo.
A tutto ciò si aggiunge, inoltre, la modalità Mercenari che, come al solito, dona al gioco una dimensione più arcade, richiedendo al giocatore di completare alcuni obiettivi in termini di uccisioni al fine di ottenere il miglior ranking possibile. Nulla di nuovo sotto il sole da questo punto di vista, ma si tratta pur sempre di un’implementazione gradita.
Lo stile Capcom
Per quanto riguarda la realizzazione tecnica, Resident Evil 5 si dimostra un gioco strabiliante, non perfetto forse come qualcuno si sarebbe aspettato, ma sicuramente in grado di sfruttare in maniera incredibile le possibilità offerte dall’architettura hardware della PS3. Il prodotto Capcom conferma la propria maturità mettendo il giocatore all’interno di situazioni ben orchestrate che, arricchendo una meccanica fortemente votata all’azione, consentono un livello d’immersione decisamente elevato e supportato da idee ben appicate nonostante un concept sicuramente non nuovo.
Dal punto di vista grafico l’intero gioco è uno dei migliori mai ammirati sull’ammiraglia Sony e sotto molti punti di vista il lavoro svolto dai programmatori sarebbe da prendere come esempio per le future produzioni.
I principali pregi di Resident Evil 5 possono essere riassunti citando, ad esempio, l’elevata qualità dei modelli poligonali e delle tante strutture riprodotte, le molteplici animazioni presenti e il design degli stessi protagonisti che risulta incredibile per realismo e livello di dettaglio. L’engine poligonale risulta a tratti impeccabile e solo in isolati casi il frame-rate fluido e costante è sembrato cedere il passo ad una leggera incertezza, soprattutto in presenza di alcune situazioni di sovraffollamento di background durante la gestione delle routine di calcolo più complesse. A livello di dettaglio, texture ed effetti grafici in generale (ad esempio la rifrazione della luce), il lavoro svolto è stato ineccepibile.
Intenso anche il comparto sonoro, che accompagna l’utente attraverso un’esperienza quasi interattiva per qualità e complessità. Ogni effetto sonoro o rumore ambientale contribuisce a rendere straordinario il senso di inquietudine che accompagna lo svolgersi dell’avventura fin dalle fasi iniziali, amplificando il tutto grazie ad ottime musiche e ad un doppiaggio di alto livello.
Per quanto riguarda giocabilità e longevità, le tante possibilità inserite dagli sviluppatori consentono al gioco di elevarsi ad un livello degno delle migliori produzioni Capcom, nonostante l’avventura possa essere completata anche in meno di dieci ore effettive, in base al proprio livello d’esperienza. Nonostante un gameplay con ben poco di originale, la complessità di Resident Evil 5 si misura attraverso un carisma molto d’eccezione, che contribuisce a sottolineare l’elevata qualità complessiva del gioco. Pur proponendo un’apparente linearità che si trasforma grazie ad una struttura narrativa d’eccezione ricolma di riferimenti e rivelazioni sugli avvenimenti del passato, questo titolo riesce, senza fatica, ad accontentare anche le più esigenti richieste dei veri hardcore gamers, attraverso un coinvolgimento eccezionale e ad una rigiocabilità che va di pari passo con la modalità cooperativa e con gli innumerevoli contenuti extra sbloccali per la gioia di tutti gli appassionati.
Il giorno che verrà
Resident Evil 5 era sicuramente uno dei titoli più attesi da diverso tempo. Realizzato seguendo la meccanica adottata nel precedente episodio e fin dall’inizio annunciato come un prodotto incredibile e rivoluzionario, in realtà il gioco, pur avendo usufruito di un lungo tempo di sviluppo, sufficiente per sfruttare al massimo l’enorme potenziale messo a disposizione da sistemi importanti quali PS3 e Xbox 360, alla fine ha puntato tutto su scelte di certo non originali, affiancandole ad un comparto tecnico notevole. Pur ritenendo il titolo Capcom estremamente valido, ci sembrava opportuno dedicare ancora qualche riga ad un’ultima considerazione, in virtù del fatto che ad oggi questo gioco sta già dividendo critica e pubblico in due schieramenti ben distinti: chi lo ritiene eccellente e non si aspettava di meglio come degna evoluzione della saga e chi invece ha già puntato il dito sulla meccanica adottata, fin troppo ispirata da Resident Evil 4 e proprio per questo ben lontana dallo spirito originale cui ci aveva abituato la serie con i primi episodi.
Difficile dire dove stia la verità, anche perché valutando il gioco nel complesso è indiscutibile che vi sia più di un richiamo al precedente capitolo, con davvero poche sfumature a rappresentare delle vere e proprie novità sostanziali, non fosse altro per la struttura narrativa decisamente più vicina agli avvenimenti del passato anche a livello di personaggi coinvolti. In definitiva, l’imponente e ragionata strategia di marketing orchestrata per generare hype nel pubblico ha portato ad evidenti frutti, ed è peraltro evidente la qualità del progetto in generale, ma è davvero questa la strada che tutti i fans avrebbero voluto? Sicuramente no, o almeno non tutti. In un mercato videoludico dove, specialmente per le grande produzioni, l’innovazione passa fin troppo spesso in secondo piano a beneficio di un gameplay collaudato (seppur appagante), le esigenze dei gamers sono sempre meno spesso ascoltate.
Resident Evil è probabilmente giunto ad un vero e proprio punto di svolta che potrà deciderne le sorti nel prossimo futuro. Detto questo fate le vostre considerazioni, ma più di ogni altra cosa preparatevi a vivere un nuovo incubo. Chris Redfiled vi sta aspettando…
Eppure questo nuovo episodio si presenta subito attraverso una struttura che, già nelle fasi iniziali, si mostra molto interessante e ricca di approfondimenti, attraverso un perfetto percorso evolutivo della serie che intreccia storie attuali con le narrazioni d’importanti vicende del passato (non solo riferendosi agli attuali protagonisti, quindi, ma anche a vicende molto note ai conoscitori della saga). Idealmente Resident Evil 5 rappresenta quindi una netta crescita del brand a livello di maturità ed importanza, che accompagna il giocatore fino alla fine senza mai spezzare il legame con le origini che da sempre ne costituiscono il filo conduttore. Proprio per questi motivi, questo quinto capitolo appare in grado d’immergere ogni giocatore all’interno di un vero e proprio universo ricco di fascino e inquietante allo stesso tempo. Non credete sia possibile? Allora mettetevi comodi, state per prendere parte ad un’avventura che non dimenticherete facilmente.
Ferite del passato
Correva l’anno 1996 quando la serie di Resident Evil muoveva i suoi primi passi nel mercato videoludico esordendo su PlayStation. Capcom era riuscita inconsapevolmente a dare origine non soltanto ad un nuovo brand, ma a quello che per concezione moderna può oggi essere definito come uno dei migliori esponenti del genere survival horror: un gioco che, negli anni immediatamente successivi al suo esordio, avrebbe superato i confini del divertimento rendendo il concetto di avventura più adulto ed impreziosendolo con talmente tanti nuovi elementi da riuscire ad offrire in ugual misura orrore, emozioni e divertimento a profusione agli appassionati di videogiochi di mezzo mondo.
Pare onestamente difficile credere che vi sia ancora qualcuno che non conosca questo fenomeno. Tuttavia, per tutti coloro che non avessero avuto modo di giocare ad uno dei capitoli precedenti, riteniamo opportuno fornire qualche utile informazione attraverso questo speciale recentemente pubblicato, che descrive con precisione i diversi passaggi che hanno accompagnato la serie a livello cronologico e strutturale.
Fatta questa doverosa premessa, risulta difficile raccontare almeno a grandi linee la storia di Resident Evil 5 senza incappare nell’errore di rovinare qualche sorpresa. Pertanto questa volta partiremo da un punto di vista diverso, analizzando le vicende nell’ottica di Chris Redfield, il principale protagonista di questo episodio, insieme ad altre note conoscenze che non sveleremo. Lo ritroverete coinvolto nuovamente in prima persona, non più come agente della S.T.A.R.S., bensì come membro e fondatore di un’agenzia denominata B.S.A.A. (Bioterrorism Security Assessment Alliance), che ha come obiettivo quello di combattere con ogni mezzo consentito il terrorismo biologico e le terribili minacce che ad esso sono collegate. Nonostante Chris operi principalmente nell’area nordamericana, alcuni inquietanti avvenimenti lo porteranno in Africa, dove diversi indizi lasciano presagire che una nuova e terrbile minaccia sia incombente… Il nostro eroe sarà affiancato dall’agente Sheva Alomar, una new entry nella serie che, ne siamo certi, riuscirà a conquistarsi in breve tempo un posto importante nel cuore degli appassionati grazie ad un carattere davvero esplosivo, abbinato alle numerose abilità che di fatto la renderanno un’ottima compagna, nonché un valido aiuto cui poter riporre sempre la massima fiducia.
Chris appare profondamente cambiato rispetto alle precedenti apparizioni nella serie. Più muscoloso di quanto visto agli esordi e maturato a causa delle numerose vicende che ne hanno fatto incrociare più volte il destino con gli ambiziosi piani della Umbrella Corporation, ha scelto di dedicare la sua vita alla lotta contro tutti coloro che minacciano l’umanità con folli tentativi di creare nuove armi bilogiche. Forse è davvero giunto il momento di affrontare i vecchi fantasmi e cancellare le ferite del passato una volta per tutte.
Time to die, Chris?
Dal punto di vista del gameplay è netta la similitudine con Resident Evil 4 che ha fornito all’attuale episodio numerosi spunti sia per quanto riguarda la “regia” adottata (la telecamera virtuale è sempre posizionata alle spalle del protagonista e consente d’inquadrare l’azione garantendo ottime possibilità di analisi dell’ambiente in fase di esplorazione), sia per la disposizione dei sempre utili indicatori presenti a schermo, quali ad esempio la mappa, il livello d’energia e le munizioni. Discorso a parte merita, invece, la gestione dell’equipaggiamento, che ha subito un’interessante rivisitazione strettamente collegata alla modalità cooperativa. Capcom ha infatti sviluppato questo episodio della serie senza concentrarsi unicamente sul single player, ma ideando una struttura che finalmente permette a due giocatori di vivere l’intera vicenda in contemporanea, a tutto vantaggio del divertimento che in tal modo raggiunge vette molto elevate contribuendo ad incrementare ulteriormente il livello di rigiocabilità del titolo,. Considerando che, come descritto in precedenza, pur giocando da soli si ha di fatto sempre un compagno con cui interagire, è interessante notare come anche le stesse dinamiche di gioco abbiano subito per questo dei cambiamenti. Non bisogna, infatti, solo concentrarsi sui tanti pericoli che si annidano un po’ ovunque, ma è importante tenere in grande considerazione la propria compagna, sia perché la morte di uno dei due personaggi porterebbe irrimediabilmente al fatidico game over, ma soprattutto perché Sheva è fortunatamente dotata di un’intelligenza artificiale molto ben sviluppata, che non esiterà a mettere a vostra disposizione incrementando la potenza di fuoco di cui disponete senza però consumare proiettili inutilmente. Capita spesso infatti di trovarsi in netta inferiorità numerica ed è proprio a questo punto che risulta fondamentale coordinare al meglio i due personaggi, utilizzando l’interessante funzione di condivisione degli oggetti che, in tempo reale, permette di scambiare items dall’uno all’altro (ad esempio curando chi si trova in difficoltà o scambiando le armi per permettere di affrontare un particolare nemico nelle migliori condizioni), senza dimenticare tutti quei casi in cui sarà necessaria la collaborazione di entrambi per superare alcuni punti del gioco. All’atto pratico, nonostante l’intelligenza dei nemici minori non sempre risulti assai complessa e sviluppata (specialmente ai livelli di difficoltà più bassi), pur potendo contare su un secondo personaggio (a prescindere se sia controllato dalla cpu o gestito da un giocatore umano) è interessante sottolinerare come il livello di sfida sia generalmente piuttosto alto e proprio per questo incredibilmente stimolante.
I combattimenti risultano sempre molto coinvolgenti, supportati da un sistema di controllo preciso e in grado di rispondere agli input impartiti consentendo di effettuare tutte le azioni molto rapidamente, grazie ad una configurazione molto comoda e apprezzabile anche da chi non aveva giocato a RE4. Francamente non siamo stati convinti pienamente da alcuni pattern d’attacco evidenziati da certe tipologie di nemici e dalla presenza, forse leggermente troppo accentuata, di alcuni oggetti in zone dove, nella realtà, ve ne sarebbero dovuti essere in misura minore, ma si tratta di sfumature che a conti fatti non incidono minimamente sulla qualità globale del gioco. Sempre parlando dei combattimenti, essi si avvalgono inoltre di alcune piacevoli varianti quali brevi sessioni sparatutto (in cui ad esempio è possibile comandare delle postazioni mitragliatrici) e gli ormai immancabili quick time event, anch’essi riproposti per dinamica dal precedente episodio.
Arrivati a questo punto, ci sembra giusto aprire una breve parentesi inerente una critica che di recente è stata espressa nei confronti del titolo Capcom relativamente all’impossibilità di poter sparare mentre ci si muove. Premesso che tutte le fase di combattimento avvengono in tempo reale, riteniamo che tale implementazione sarebbe stata inutile al fine d’incrementare ulteriormente il senso di coinvolgimento del gameplay, in quanto rispondendo all’originale concept della serie, le fasi di avvicinamento all’uccisione di mostri o creature ostili rendono credibile il senso di angosica genrale della produzione, lasciando che il giocatore osservi con terrorizzato piacere il momento di affrontare un nemico (specialmente per quanto riguarda i boss e simili) attraverso attimi di tensione crescente.
Così come accadeva in Resident Evil 4, anche questa volta è possibile recuperare denaro e oggetti semplicemente uccidendo i nemici o aprendo i numerosi contenitori che si trovano sparsi per le varie ambientazioni, con la possibilità di poter migliorare il proprio armamentario in corrispondenza di ogni nuovo capitolo.
A tutto ciò si aggiunge, inoltre, la modalità Mercenari che, come al solito, dona al gioco una dimensione più arcade, richiedendo al giocatore di completare alcuni obiettivi in termini di uccisioni al fine di ottenere il miglior ranking possibile. Nulla di nuovo sotto il sole da questo punto di vista, ma si tratta pur sempre di un’implementazione gradita.
Lo stile Capcom
Per quanto riguarda la realizzazione tecnica, Resident Evil 5 si dimostra un gioco strabiliante, non perfetto forse come qualcuno si sarebbe aspettato, ma sicuramente in grado di sfruttare in maniera incredibile le possibilità offerte dall’architettura hardware della PS3. Il prodotto Capcom conferma la propria maturità mettendo il giocatore all’interno di situazioni ben orchestrate che, arricchendo una meccanica fortemente votata all’azione, consentono un livello d’immersione decisamente elevato e supportato da idee ben appicate nonostante un concept sicuramente non nuovo.
Dal punto di vista grafico l’intero gioco è uno dei migliori mai ammirati sull’ammiraglia Sony e sotto molti punti di vista il lavoro svolto dai programmatori sarebbe da prendere come esempio per le future produzioni.
I principali pregi di Resident Evil 5 possono essere riassunti citando, ad esempio, l’elevata qualità dei modelli poligonali e delle tante strutture riprodotte, le molteplici animazioni presenti e il design degli stessi protagonisti che risulta incredibile per realismo e livello di dettaglio. L’engine poligonale risulta a tratti impeccabile e solo in isolati casi il frame-rate fluido e costante è sembrato cedere il passo ad una leggera incertezza, soprattutto in presenza di alcune situazioni di sovraffollamento di background durante la gestione delle routine di calcolo più complesse. A livello di dettaglio, texture ed effetti grafici in generale (ad esempio la rifrazione della luce), il lavoro svolto è stato ineccepibile.
Intenso anche il comparto sonoro, che accompagna l’utente attraverso un’esperienza quasi interattiva per qualità e complessità. Ogni effetto sonoro o rumore ambientale contribuisce a rendere straordinario il senso di inquietudine che accompagna lo svolgersi dell’avventura fin dalle fasi iniziali, amplificando il tutto grazie ad ottime musiche e ad un doppiaggio di alto livello.
Per quanto riguarda giocabilità e longevità, le tante possibilità inserite dagli sviluppatori consentono al gioco di elevarsi ad un livello degno delle migliori produzioni Capcom, nonostante l’avventura possa essere completata anche in meno di dieci ore effettive, in base al proprio livello d’esperienza. Nonostante un gameplay con ben poco di originale, la complessità di Resident Evil 5 si misura attraverso un carisma molto d’eccezione, che contribuisce a sottolineare l’elevata qualità complessiva del gioco. Pur proponendo un’apparente linearità che si trasforma grazie ad una struttura narrativa d’eccezione ricolma di riferimenti e rivelazioni sugli avvenimenti del passato, questo titolo riesce, senza fatica, ad accontentare anche le più esigenti richieste dei veri hardcore gamers, attraverso un coinvolgimento eccezionale e ad una rigiocabilità che va di pari passo con la modalità cooperativa e con gli innumerevoli contenuti extra sbloccali per la gioia di tutti gli appassionati.
Il giorno che verrà
Resident Evil 5 era sicuramente uno dei titoli più attesi da diverso tempo. Realizzato seguendo la meccanica adottata nel precedente episodio e fin dall’inizio annunciato come un prodotto incredibile e rivoluzionario, in realtà il gioco, pur avendo usufruito di un lungo tempo di sviluppo, sufficiente per sfruttare al massimo l’enorme potenziale messo a disposizione da sistemi importanti quali PS3 e Xbox 360, alla fine ha puntato tutto su scelte di certo non originali, affiancandole ad un comparto tecnico notevole. Pur ritenendo il titolo Capcom estremamente valido, ci sembrava opportuno dedicare ancora qualche riga ad un’ultima considerazione, in virtù del fatto che ad oggi questo gioco sta già dividendo critica e pubblico in due schieramenti ben distinti: chi lo ritiene eccellente e non si aspettava di meglio come degna evoluzione della saga e chi invece ha già puntato il dito sulla meccanica adottata, fin troppo ispirata da Resident Evil 4 e proprio per questo ben lontana dallo spirito originale cui ci aveva abituato la serie con i primi episodi.
Difficile dire dove stia la verità, anche perché valutando il gioco nel complesso è indiscutibile che vi sia più di un richiamo al precedente capitolo, con davvero poche sfumature a rappresentare delle vere e proprie novità sostanziali, non fosse altro per la struttura narrativa decisamente più vicina agli avvenimenti del passato anche a livello di personaggi coinvolti. In definitiva, l’imponente e ragionata strategia di marketing orchestrata per generare hype nel pubblico ha portato ad evidenti frutti, ed è peraltro evidente la qualità del progetto in generale, ma è davvero questa la strada che tutti i fans avrebbero voluto? Sicuramente no, o almeno non tutti. In un mercato videoludico dove, specialmente per le grande produzioni, l’innovazione passa fin troppo spesso in secondo piano a beneficio di un gameplay collaudato (seppur appagante), le esigenze dei gamers sono sempre meno spesso ascoltate.
Resident Evil è probabilmente giunto ad un vero e proprio punto di svolta che potrà deciderne le sorti nel prossimo futuro. Detto questo fate le vostre considerazioni, ma più di ogni altra cosa preparatevi a vivere un nuovo incubo. Chris Redfiled vi sta aspettando…
Commenti
Posta un commento