God of War Chains of Olympus

E’ innegabile che God Of War, nonostante l’iniziale “scetticismo” degli addetti ai lavori, sia diventato uno dei più importanti action adventure game degli ultimi anni e, di sicuro, uno dei cavalli di battaglia di Sony. Era quindi con grande trepidazione che si attendeva questo Chains Of Olympus, capitolo esclusivo per la piccola PSP che si presenta come un prequel dei due episodi apparsi su PlayStation 2. Stranamente, lo sviluppo del titolo è stato affidato ad un team esterno e non ai Santa Monica Studios, per la precisione a Ready At Dawn, software house che ha saputo farsi notare per l’ottima realizzazione di Dexter proprio sulla console portatile della grande S. Sicuramente, in questo caso, il fardello da portare era indubbiamente maggiore, saranno riusciti a produrre un gioco all’altezza del nome che porta?
Dall’Attica agli inferi
Facendo finta di non conoscere cosa dovrà affrontare Kratos nei successivi episodi, Chains Of Olympus propone inizialmente il nostro eroe come un generale spartano al servizio degli Dei Olimpici che deve vedersela con l’invasione persiana dell’Attica, sia combattendone l’armata, sia debellando la minaccia del Basilisco, una gigantesca creatura dalle fattezze simili ad una lucertola. Dopo la sua vittoria, tuttavia, le cose vanno peggiorando. Improvvisamente, il mondo si riempie di oscurità; il tutto è causato da Morfeo, che, sfruttando la caduta di Elio e del suo carro che portava luce a tutto il mondo, cerca di conquistare il globo, facendo cadere gli altri Dei in un sonno profondo. Prima che sia troppo tardi, Atena riesce a contattare Kratos, affidandogli la missione di salvare Elio e riportare la luce sulla Terra. Parte così il viaggio del nostro eroe dalla città di Maratona al tempio di Elio, che lo vedrà anche prendere una importante decisione riguardo il suo futuro e quello dell’intera umanità quando cadrà negli abissi dell’Ade e rivedrà la sua amata figlia.
Il Dio della Guerra diventa portatile
La saga di God Of War propone un gameplay perfettamente bilanciato e che riesce a portare il giocatore a voler continuare il gioco fino alla sua conclusione. La stessa cosa accade con Chains Of Olympus, a maggior prova delle capacità dei talentuosi programmatori di Ready At Dawn Studios. Ci ritroveremo quindi ad attraversare varie ambientazioni, uccidendo qualsiasi nemico che ci capiti di fronte e risolvendo dei semplici enigmi che coinvolgono l’attivazione di leve o interruttori. La struttura dei livelli è molto lineare; per questo motivo sarà abbastanza difficile bloccarsi in un punto, visto che la strada da percorrere sarà quasi obbligata e basterà usare solo un po’ di cervello e osservare attentamente l’ambiente circostante per capire come proseguire. Ovviamente non mancheranno combattimenti contro svariati avversari alla volta, da finire con un bel Quick Time Event, in cui dovremo premere i pulsanti o effettuare movimenti con lo stick analogico al momento giusto. I comandi rispecchiamo quelli adottati per i capitoli su PlayStation 2 con qualche eccezione. Quadrato serve per effettuare un attacco leggero, Triangolo uno pesante, X permette di spiccare un salto, Cerchio consente di iniziare una presa, mentre il movimento del personaggio è adibito allo stick analogico. La mancanza del secondo analogico, che sul Dual Shock 2 serviva per le schivate, è ovviato dalla pressione simultanea dei due dorsali e dal movimento nella direzione desiderata. Questi servono anche per l’attivazione di attacchi speciali o magie in combinazione con i quattro pulsanti frontali, oppure la parata nel caso del solo L. Oltre alle celebri lame del Chaos, l’arma disponibile di “default”, è presente il guanto di Zeus, utile per potenti colpi a distanza ravvicinata, selezionabile in qualsiasi momento premendo il D-Pad verso il basso. Ogni arma o magia è potenziabile raccogliendo i globi rossi rilasciati dai nemici una volta uccisi e gli stessi globi permettaranno al protagonista di apprendere nuove mosse.
La PSP ai suoi massimi livelli
Difficile riuscire a spiegare a parole ciò che ci troviamo di fronte una volta accesa la PSP con l’UMD di Chains Of Olympus inserito. Il titolo infatti si propone come il titolo per piattaforma portabile più avanzato mai realizzato, che rivaleggia, a livello grafico, con gli stessi capitoli usciti per PlayStation 2. Indubbiamente, ciò è stato possibile sfruttando ogni singolo ciclo di clock dell’Emotion Engine a 333 MHz della piccola console Sony. Il risultato è sotto agli occhi di tutti: modelli poligonali complessi, ambientazioni enormi, ottimi effetti di illuminazione, rifrazione e particellari riempiono lo schermo widescreen della macchina, mostrando cosa PSP può dare se sfruttata adeguatamente. Il tutto, inoltre, viene mosso fluidamente dall’engine a 30 fotogrammi al secondo costanti, con qualche incertezza durante gli scontri più concitati. Le cutscene che raccontano lo svolgersi della trama sono in parte costituite da filmati in computer grafica che utilizzano un intelligente alternarsi di illustrazioni 2D di pregevole fattura a spezzoni che impiegano la grafica ingame.
Anche sotto il profilo audio, non c’è nulla di cui lamentarsi. La colonna sonora, epica come sempre, accompagna il giocatore durante la sua avventura in modo sublime, così come i vari effetti sonori ed il doppiaggio, completamente in italiano, si attesta sui buoni livelli dettati dagli episodi per PS2. Data la scarsa qualità dei diffusori acustici integrati su PSP, vi consigliamo pertanto di godervelo interamente in cuffia.
Un gioco breve ma intenso
Fino a qui, abbiamo solo elencato i pregi del titolo, ma purtroppo è presente qualche difetto. La prima cosa è data dalla longevità abbastanza ridotta; basteranno infatti meno di cinque ore per completare l’avventura a livello Medio. Decisamente un po’ poche anche per un gioco destinato ad una piattaforma portatile. Ciò viene mitigato in parte dalla presenza di quattro livelli di difficoltà e alcune sfide da superare per sbloccare gli extra presenti nell’apposita sezione “Tesori”, che comprendono costumi alternativi per il nostro eroe, ma anche svariati filmati che raccontano lo sviluppo del titolo, tra i quali una visita agli studios degli sviluppatori o i livelli che sono stati tagliati per mancanza di tempo.
Se proprio volessi trovare qualche altro difetto, potremmo lamentarci dell’assenza di vere novità, oppure dell’eccessiva linearità nel castello di Persefone, ma ciò non inficia più di tanto il giudizio finale.

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