Resident Evil 0 HD Edition
Critichiamo spesso i remaster, vedendoli come un sintomo di scarsa
creatività e produttività agli alti livelli dell’attuale generazione
videoludica, ma ci sono casi in cui il ritorno di vecchi titoli è una
cosa positiva. Il remaster HD che trattiamo oggi, ad esempio, fa parte
di un gruppetto di titoli che meritano di rifare capolino sugli
scaffali, non tanto per la loro qualità, quanto per il fatto di esser
stati giocati davvero da poche persone. Parliamo infatti di Resident Evil Zero,
il “figlioccio strambo” della serie Resident Evil, approdato su
Gamecube nel 2002 e poi tornato su Wii qualche anno dopo, solo per venir
quasi ignorato dal pubblico occidentale.
Tra gli aggettivi
possibili “strambo” ci è parso il più adeguato, d’altronde Zero è
l’ultimo capitolo della serie dotato di Tank Controls (i famosi e
legnosissimi controlli con rotazione sul posto tipici della saga) e
schermate fisse ad essere uscito nell’era originale del marchio, eppure è
al contempo un titolo di transizione, che implementa nel sistema
elementi che avrebbero fatto poi capolino nei giochi successivi. Merito
anche del buon Hideki Kamiya, che messo al game design decise di fare un
po’ di simpatici esperimenti per creare un qualcosa che fosse sì vicino
ai predecessori, ma al contempo piuttosto unico. In questo caso, però, a
lui e al director non tutte le ciambelle sono uscite col buco…
Billy Ballo
Resident
Evil Zero è un prequel del primissimo Resident Evil e si pone
cronologicamente subito prima dello storico videogame, mettendovi
persino nei panni di uno dei suoi personaggi, ovvero la giovane Rebecca
Chambers. La storia è semplice e segue le vicende del Team Bravo, ovvero
la squadra S.T.A.R.S. la cui scomparsa porta Jill, Chris e compagnia
bella ad arrivare nella mitica Villa Spencer. È la necessità di fare
chiarezza su una serie di omicidi ad aver spinto il team alla partenza,
ma Rebecca si trova presto isolata dai suoi compagni e a bordo di un
treno in corsa, accompagnata solo da Billy Coen, un misterioso criminale
accusato a sua volta di una strage. Il risultato? Una trama non tra le
migliori della serie, senz’altro, ma non priva del solito tocco di
assurdità che rendeva involontariamente divertenti alcuni dei capitoli
passati.
Una campagna incentrata su due diversi protagonisti
non è certo una novità nella serie, eppure quella di Resident Evil Zero è
chiaramente un po’ campata per aria, oltre ad essere stata gestita in
modo molto diverso dal solito. Siamo infatti davanti a un Resident Evil
dove i protagonisti sono utilizzabili in contemporanea, e vanno spesso
usati in combinazione per risolvere determinati puzzle. Una trovata
indubbiamente interessante e poi ripresa dal quinto e dal sesto
episodio, nonostante la presenza di difetti piuttosto marcati. I
controlli per gestire la coppia sono dopotutto molto semplici e
intuitivi (un tocco basta per farsi seguire o fermare il proprio
compagno, mentre un tasto dedicato passa immediatamente il controllo
manuale dall’uno all’altro), ma l’intelligenza artificiale amica è
spesso tutt’altro che brillante, e visto che il game over si raggiunge
se muore uno qualsiasi tra Billy e Rebecca, non mancano le situazioni in
cui si è costretti a sterminare tutti i mostri su schermo per evitare
fastidiosi incidenti legati alla stupidità del proprio partner. Non
bastasse, si nota anche un sensibile aumento degli oggetti da
raccogliere a tratti, legato proprio alla possibilità di riempire e
utilizzare due inventari, e di scambiare liberamente oggetti tra l’uno e
l’altro quando gli eroi sono vicini. Questo dà vita ad alcuni rompicapo
di buona qualità, ma al contempo porta gran parte del gameplay a girare
attorno alla gestione dell’inventario, spezzando parecchio il ritmo di
gioco. Il lato positivo è la possibilità (mai vista prima di questo
episodio) di lasciare gli oggetti a terra pressoché ovunque, che almeno
risparmia il backtracking legato alle casse, pur non eliminandolo in
toto. Infine, c’è un calo patologico della tensione, legato a doppio
filo alla rarità di situazioni in cui ci si trova in assoluta
solitudine.
Sfondi ritoccati, zombie ripuliti
E
sì, sono difetti marcati, ma non significa che il titolo sia pessimo,
tutt’altro. Resident Evil Zero si lascia giocare, e contiene anche molta
più azione della norma, per via di un gran numero di nemici sparsi tra
le location dell’avventura. Non è un gioco facilissimo da gestire,
tuttavia cresce di qualità avanzando e in particolare risulta più che
piacevole dopo aver superato la lineare e non troppo riuscita fase
iniziale del treno. Insomma, pur non avvicinandoci alla qualità del
remake, i fan dovrebbero apprezzare l’esperienza.
Il titolo
alla base, ordunque, non è un capolavoro, ma perlomeno Capcom in questo
caso ha lavorato meglio sull’aspetto tecnico del remaster rispetto a
quanto fatto proprio sul remake del primissimo Resident Evil. Certo,
Zero era già un titolo più moderno, ma qui non ci sono fondali sgranati,
né modelli inseriti a forza che stonano malamente con il resto degli
elementi sullo sfondo. L’inserimento di controlli moderni al posto dei
tank controls è ancor più significativo rispetto al passato, e
l’illuminazione è stata rimaneggiata in toto, con nuovi punti di luce
che migliorano sensibilmente l’aspetto del gioco. Niente ritocchi
poligonali di sorta ai modelli, migliorati in primis grazie a texture
rifatte da zero ed estremamente più dettagliate, che ammodernano il
tutto quel tanto che basta a farlo apprezzare anche sulle attuali
console. Ombre dinamiche e filmati che non hanno avuto bisogno di strani
tagli per adattarsi ai 16:9 completano un ritorno di buon livello, che
permetterà a molti di godersi le avventure di Rebecca e Billy al meglio.
Ah, si viaggia a 30 fps stabili anche qui, non una cosa particolarmente
grave vista la lentezza delle sparatorie. Siamo curiosi di vedere se la
versione PC offrirà di meglio in tal campo.
Se vi aspettate
contenuti aggiuntivi a livello di storia o missioni uniche, rimarrete
delusi. C’è la possibilità di giocare con Wesker al posto di Billy,
quella sì, ma donando al giocatore dei superpoteri devastanti si scontra
frontalmente con il senso del gioco. Chicca carina se vi piace il buon
Albert, e poco altro.
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