Call of Duty Black Ops III
Primi giorni di novembre, e come ogni anno torniamo a parlare di Call of Duty. Questa volta la palla passa nelle mani di Treyarch e del suo Black Ops, che si presenta in veste rinnovata su next gen pur mantenendo fede al trend futuristico che ci ha accompagnato con gli scorsi capitoli della serie. Il team californiano ha ormai preso saldamente in mano le redini del brand, spodestando dal trono Infinity Ward e divenendo punto di riferimento per quanto riguarda lo sviluppo del gioco, un peso davvero arduo da sostenere che richiede ingegno e volontà per dimostrare ai fan di saper tenere il passo. Treyarch ha deciso di puntare quindi sui contenuti per soddisfare il pubblico, e mettetevi comodi perché di cose da dire ce ne sono davvero tantissime.
Long story go
Sono passati ben quarant’anni dagli eventi narrati in Black Ops II e l’avanzamento tecnologico in tutto il mondo ha compiuto enormi passi da gigante. Le difese anti aeree sono ormai tali da rendere impossibile qualsivoglia forma di attacco dall’aria, portando nuovamente la fanteria a divenire il mezzo più efficace per combattere le battaglie. Dimenticatevi però enormi eserciti che si scontrano e concentrate i vostri pensieri sulla micro gestione di ristrette unità d’assalto, perfette per attacchi mirati e indispensabili per ridurre al minimo gli effetti collaterali della guerra. I soldati che abbiamo imparato a conoscere non esistono tuttavia più e le protesi cibernetiche, utilizzate ora anche in campo civile nei più svariati campi, vengono con costanza impiantate nei guerrieri più coraggiosi, in grado grazie ad esse di correre più a lungo, resistere meglio al dolore e agire con maggior rapidità e precisione. La più grossa innovazione è stata tuttavia a livello celebrale con l’arrivo della D.N.I. , un’interfaccia che interconnette tutti i soldati e garantisce la possibilità di ricevere informazioni in tempo reale sia dai centri di comando che dai propri compagni sui campi di battaglia. La campagna di quest’anno prende in considerazione i risvolti etici di questo futuro “verosimile” e racconta una storia desiderosa di far pensare il giocatore, senza imporre in modo forzoso una sola verità finale. Un processo di sviluppo molto lungo quello messo in piedi da Treyarch, che si dipana in una serie intricata di livelli e ragionamenti profondi, con un narrazione non sempre chiarissima e ricca di colpi di scena che lasciano spiazzati. I livelli di gioco sono undici e, sebbene siano sbloccabili e giocabili tutti da subito, il nostro consiglio è comunque quello di procedere come di consueto per seguire il filo di una storia davvero non semplicissima e inadatta con tutta probabilità al pubblico molto giovane che fa di CoD lo sparatutto di riferimento. Quanto raccontato in Black Ops 3 tocca temi maturi e importanti, che solo i player più attenti riusciranno a cogliere fino in fondo. Ecco, la campagna singleplayer di quest’anno ci è sembrata indirizzata verso una tipologia specifica di giocatori ed è per questo che, secondo noi, farà molta più fatica ad attecchire e ad essere apprezzata dalla massa.
Con questo bene a mente è il caso di specificare che l’intero sviluppo della storia è ad ogni modo sotto il livello di Black Ops 2, e questo per diversi motivi. Manca innanzitutto un nemico preciso, un cattivone come Raul Menendez contro il quale scaricare il proprio odio, e Black Ops 3 perde un po’ del suo fascino proprio cercando di allargare gli orizzonti ma lasciando il giocatore perso in alcuni livelli a barcamenarsi con una storia non delineata a dovere. Ci è sembrato che, soprattutto nella prima metà del gioco, la trama faticasse a decollare e a rapirci, facendoci proseguire per inerzia più che con la voglia di scoprire i vari accadimenti come in passato. Per fortuna le cose nella seconda metà di gioco diventano più avvincenti e gli eventi si susseguono con un ritmo nettamente più interessante, sospingendoci verso la fine della campagna. Treyarch ha deciso di dilatare i tempi della storia anche per offrire un gioco che non si esaurisse nelle classiche sei orette scarse, ma potesse tranquillamente arrivare a toccare le dieci ore, anche a difficoltà normale se si decide di non rushare verso la fine dei livelli. Il level design è abbastanza canonico, e ci saranno sezioni a bordo dei veicoli, momenti in cui difendere le postazioni da assalti continui, i classici corridoi da percorrere ascoltando i nostri superiori che ci aggiornano sullo stato degli eventi e ovviamente tonnellate di sparatorie contornate da scene scriptate e altamente spettacolari. Il gameplay però risulta modificato pesantemente rispetto al passato e non solo per tutte le abilità di cui saremo in possesso, e delle quali vi parleremo tra un attimo, ma anche per la costruzione dei livelli che in Black Ops III offrono aree di ampio respiro, regalando ai giocatori una gran quantità di opzioni di ingaggio. I vecchi corridoioni con i nemici esistono ancora, ma si alternano spesso e volentieri a queste nuove aree che rallentano la corsa verso la fine del livello, senza però far calare il ritmo. Ad aggiungere ulteriori opzioni tattiche ci pensano i Cyber Core, rami di abilità che il giocatore andrà a sbloccare salendo di livello durante la campagna che offrono tutta una serie di tecniche da integrare al classico sistema di shooting di Black Ops. Avremo droni insetto che disorientano e infastidiscono i nemici, mosse grazie alle quali strappare i cuori cibernetici degli androidi facendoli esplodere in mille pezzi o ancora abilità tattiche per controllare sulla distanza i robot nemici e farli combattere al nostro fianco. Le unità meccaniche fanno infatti la parte del leone in questo Call of Duty, mostrando un’intelligenza artificiale molto differente rispetto ai soldati in carne ed ossa e offrendo una varietà sicuramente superiore rispetto al passato. Certo, c’è ancora tanto da lavorare sull’IA, visto che spesso questa si limita a corrervi incontro ignorando i danni subiti, per riflettere lo status di macchine dei nuovi avversari, ma è una scelta che li rende semplici bersagli mobili. Per quanto ci riguarda avremmo preferito che l’IA fosse più furba e calcolasse in anticipo molteplici opzioni piuttosto che ridursi al semplice “terminator” visto in mille altri giochi.
Sono passati ben quarant’anni dagli eventi narrati in Black Ops II e l’avanzamento tecnologico in tutto il mondo ha compiuto enormi passi da gigante. Le difese anti aeree sono ormai tali da rendere impossibile qualsivoglia forma di attacco dall’aria, portando nuovamente la fanteria a divenire il mezzo più efficace per combattere le battaglie. Dimenticatevi però enormi eserciti che si scontrano e concentrate i vostri pensieri sulla micro gestione di ristrette unità d’assalto, perfette per attacchi mirati e indispensabili per ridurre al minimo gli effetti collaterali della guerra. I soldati che abbiamo imparato a conoscere non esistono tuttavia più e le protesi cibernetiche, utilizzate ora anche in campo civile nei più svariati campi, vengono con costanza impiantate nei guerrieri più coraggiosi, in grado grazie ad esse di correre più a lungo, resistere meglio al dolore e agire con maggior rapidità e precisione. La più grossa innovazione è stata tuttavia a livello celebrale con l’arrivo della D.N.I. , un’interfaccia che interconnette tutti i soldati e garantisce la possibilità di ricevere informazioni in tempo reale sia dai centri di comando che dai propri compagni sui campi di battaglia. La campagna di quest’anno prende in considerazione i risvolti etici di questo futuro “verosimile” e racconta una storia desiderosa di far pensare il giocatore, senza imporre in modo forzoso una sola verità finale. Un processo di sviluppo molto lungo quello messo in piedi da Treyarch, che si dipana in una serie intricata di livelli e ragionamenti profondi, con un narrazione non sempre chiarissima e ricca di colpi di scena che lasciano spiazzati. I livelli di gioco sono undici e, sebbene siano sbloccabili e giocabili tutti da subito, il nostro consiglio è comunque quello di procedere come di consueto per seguire il filo di una storia davvero non semplicissima e inadatta con tutta probabilità al pubblico molto giovane che fa di CoD lo sparatutto di riferimento. Quanto raccontato in Black Ops 3 tocca temi maturi e importanti, che solo i player più attenti riusciranno a cogliere fino in fondo. Ecco, la campagna singleplayer di quest’anno ci è sembrata indirizzata verso una tipologia specifica di giocatori ed è per questo che, secondo noi, farà molta più fatica ad attecchire e ad essere apprezzata dalla massa.
Con questo bene a mente è il caso di specificare che l’intero sviluppo della storia è ad ogni modo sotto il livello di Black Ops 2, e questo per diversi motivi. Manca innanzitutto un nemico preciso, un cattivone come Raul Menendez contro il quale scaricare il proprio odio, e Black Ops 3 perde un po’ del suo fascino proprio cercando di allargare gli orizzonti ma lasciando il giocatore perso in alcuni livelli a barcamenarsi con una storia non delineata a dovere. Ci è sembrato che, soprattutto nella prima metà del gioco, la trama faticasse a decollare e a rapirci, facendoci proseguire per inerzia più che con la voglia di scoprire i vari accadimenti come in passato. Per fortuna le cose nella seconda metà di gioco diventano più avvincenti e gli eventi si susseguono con un ritmo nettamente più interessante, sospingendoci verso la fine della campagna. Treyarch ha deciso di dilatare i tempi della storia anche per offrire un gioco che non si esaurisse nelle classiche sei orette scarse, ma potesse tranquillamente arrivare a toccare le dieci ore, anche a difficoltà normale se si decide di non rushare verso la fine dei livelli. Il level design è abbastanza canonico, e ci saranno sezioni a bordo dei veicoli, momenti in cui difendere le postazioni da assalti continui, i classici corridoi da percorrere ascoltando i nostri superiori che ci aggiornano sullo stato degli eventi e ovviamente tonnellate di sparatorie contornate da scene scriptate e altamente spettacolari. Il gameplay però risulta modificato pesantemente rispetto al passato e non solo per tutte le abilità di cui saremo in possesso, e delle quali vi parleremo tra un attimo, ma anche per la costruzione dei livelli che in Black Ops III offrono aree di ampio respiro, regalando ai giocatori una gran quantità di opzioni di ingaggio. I vecchi corridoioni con i nemici esistono ancora, ma si alternano spesso e volentieri a queste nuove aree che rallentano la corsa verso la fine del livello, senza però far calare il ritmo. Ad aggiungere ulteriori opzioni tattiche ci pensano i Cyber Core, rami di abilità che il giocatore andrà a sbloccare salendo di livello durante la campagna che offrono tutta una serie di tecniche da integrare al classico sistema di shooting di Black Ops. Avremo droni insetto che disorientano e infastidiscono i nemici, mosse grazie alle quali strappare i cuori cibernetici degli androidi facendoli esplodere in mille pezzi o ancora abilità tattiche per controllare sulla distanza i robot nemici e farli combattere al nostro fianco. Le unità meccaniche fanno infatti la parte del leone in questo Call of Duty, mostrando un’intelligenza artificiale molto differente rispetto ai soldati in carne ed ossa e offrendo una varietà sicuramente superiore rispetto al passato. Certo, c’è ancora tanto da lavorare sull’IA, visto che spesso questa si limita a corrervi incontro ignorando i danni subiti, per riflettere lo status di macchine dei nuovi avversari, ma è una scelta che li rende semplici bersagli mobili. Per quanto ci riguarda avremmo preferito che l’IA fosse più furba e calcolasse in anticipo molteplici opzioni piuttosto che ridursi al semplice “terminator” visto in mille altri giochi.
Nel complesso l’insieme degli elementi funziona e riesce a divertire, merito anche della nuova feature multiplayer dell’intera campagna, che prevede la possibilità di unirsi ad altri tre giocatori per completare qualsiasi livello senza restrizioni, magari rigiocandolo per recuperare i vari collezionabili sparsi per le aree di gioco, grazie ai quali addobbare poi la propria safe house. Non sappiamo perché Treyarch abbia spinto così tanto questa location all’interno del gioco, che altro non è che un semplice HUB dove incontrarsi con gli altri giocatori e visualizzare progressi e trofei, oltre che ovviamente cambiare i setup delle armi. La scelta delle bocche da fuoco poi è davvero eccellente, così come la loro personalizzazione, al top anche in multiplayer, eppure sono i movimenti quest’anno a farla da padrone. A differenza del comparto multi giocatore la campagna non prevede movimenti sui muri o jetpack di sorta, a patto che questi non vengano volutamente inseriti attraverso due Tactical Rigs disponibili nel nostro equipaggiamento. Potremo a quel punto scegliere quali potenziamenti avere a disposizione: se relativi al movimento o invece dedicati alla difesa, con resurrezioni automatiche o altre chicche di questo tipo. A difficoltà media morire non risulta un grosso problema, ma quando si affronteranno i livelli più alti la cooperazione e la strategia dovranno per forza venir presi seriamente, pena il game over. Treyarch ha inoltre voluto strafare inserendo una modalità realistica nella quale un solo colpo sarà sufficiente per uccidervi, ma risulta, anche in cooperativa più snervante che divertente. Dedicata unicamente ai pazzi completisti.
Ultima novità, anche se piuttosto ininfluente, è la possibilità di impersonare per la prima volta nella serie un personaggio maschile o femminile, senza alcuna differenza. Questo è possibile proprio perchè al protagonista non viene dato nessun peso nella storia in termini di background. Ci siamo sentiti dei personaggi anonimi in un mondo che ci gira vorticosamente intorno, un elemento non proprio eccellente per un gioco in cui siamo la chiave per risolvere problemi internazionali. La rigiocabilità è discreta ma solo per quello che concerne la trama. Vorrete sicuramente rivedere qualche livello e rileggerlo in modo differente dopo le rivelazioni finali, ma il tutto si conclude li, con un monte ore comunque più che soddisfacente alle spalle.
Ultima novità, anche se piuttosto ininfluente, è la possibilità di impersonare per la prima volta nella serie un personaggio maschile o femminile, senza alcuna differenza. Questo è possibile proprio perchè al protagonista non viene dato nessun peso nella storia in termini di background. Ci siamo sentiti dei personaggi anonimi in un mondo che ci gira vorticosamente intorno, un elemento non proprio eccellente per un gioco in cui siamo la chiave per risolvere problemi internazionali. La rigiocabilità è discreta ma solo per quello che concerne la trama. Vorrete sicuramente rivedere qualche livello e rileggerlo in modo differente dopo le rivelazioni finali, ma il tutto si conclude li, con un monte ore comunque più che soddisfacente alle spalle.
Man o War
Mettiamo subito i puntini sulle i: il multiplayer di COD, nonostante le tantissime aggiunte di questo nuovo capitolo, non è stato rivoluzionato come ci saremmo aspettati e il feeling delle armi, i movimenti e le strategie risultano pressoché inalterati nel loro complesso, pur avendo a disposizione una quantità di novità davvero notevole.
Partiamo allora dall’introduzione più rilevante dell’intero pacchetto e cioè quegli specialisti che faranno il bello e il cattivo tempo nelle partite con le loro ultimate, ma risultano a conti fatti molto sbilanciati gli uni con gli altri. Possiamo chiudere un occhio su alcune abilità funzionali a determinate modalità di gioco specifiche, come la corsa accelerata in cattura la bandiera ad esempio, ma ce ne sono alcune che non ci hanno convinto proprio per nulla, come il colpo corpo a corpo di Spectre o l’efficacia della fiammata di Firebreak.
Soprassedendo su queste flessioni nel gameplay relative agli specialisti, la loro implementazione rende imprevedibili gli esiti di uno scontro, con colpi improvvisi che possono ribaltare in un attimo intere partite. Divertenti da usare, gli spec non offrono nulla di realmente nuovo in termini di meccaniche. Abbiamo wall hack, colpi esplosivi, la possibilità di diventare invisibile e così via, fino ad arrivare a mosse ispirate chiaramente all’altro sparatutto Activision, visti certi poteri presi pari pari da Titan e Hunter di Destiny. Ogni specialista, nove in tutto, ha due differenti specializzazioni, una dedicata a un’arma e una che garantisce un’abilità speciale, portando le opzioni solo per questo aspetto a ben 18 scelte, un numero eccellente se pensiamo che restano anche tutte le kill streak, i perks e le personalizzazioni delle armi a cui cod ci ha sempre abituato negli anni (ora anche con un editor estetico migliorato sensibilmente rispetto al passato). Torna anche il Pick 10 di Treyarch in versione rivista e corretta, con la possibilità ora di aggiungere ben 5 attachment alla vostra arma. Per quanto concerne le armi segnaliamo uno sbilanciamento in favore di determinati modelli, come il man ‘o’ war ad esempio nei fucili d’assalto, facendo preferire ai giocatori poche bocche da fuoco rispetto alla moltitudine presentata. Una cosa che è sparita completamente rispetto allo scorso anno è invece la gestione dei drop casuali delle armi e degli equipaggiamenti, ora standardizzati in maniera decisamente più sensata. Un peccato al contempo che le personalizzazioni estetiche per gli specialisti si contino davvero sulle dita di una mano, un elemento che poteva decisamente essere curato meglio, soprattutto visto il gran lavoro fatto da Sledgehammer su Advanced Warfare.
Soprassedendo su queste flessioni nel gameplay relative agli specialisti, la loro implementazione rende imprevedibili gli esiti di uno scontro, con colpi improvvisi che possono ribaltare in un attimo intere partite. Divertenti da usare, gli spec non offrono nulla di realmente nuovo in termini di meccaniche. Abbiamo wall hack, colpi esplosivi, la possibilità di diventare invisibile e così via, fino ad arrivare a mosse ispirate chiaramente all’altro sparatutto Activision, visti certi poteri presi pari pari da Titan e Hunter di Destiny. Ogni specialista, nove in tutto, ha due differenti specializzazioni, una dedicata a un’arma e una che garantisce un’abilità speciale, portando le opzioni solo per questo aspetto a ben 18 scelte, un numero eccellente se pensiamo che restano anche tutte le kill streak, i perks e le personalizzazioni delle armi a cui cod ci ha sempre abituato negli anni (ora anche con un editor estetico migliorato sensibilmente rispetto al passato). Torna anche il Pick 10 di Treyarch in versione rivista e corretta, con la possibilità ora di aggiungere ben 5 attachment alla vostra arma. Per quanto concerne le armi segnaliamo uno sbilanciamento in favore di determinati modelli, come il man ‘o’ war ad esempio nei fucili d’assalto, facendo preferire ai giocatori poche bocche da fuoco rispetto alla moltitudine presentata. Una cosa che è sparita completamente rispetto allo scorso anno è invece la gestione dei drop casuali delle armi e degli equipaggiamenti, ora standardizzati in maniera decisamente più sensata. Un peccato al contempo che le personalizzazioni estetiche per gli specialisti si contino davvero sulle dita di una mano, un elemento che poteva decisamente essere curato meglio, soprattutto visto il gran lavoro fatto da Sledgehammer su Advanced Warfare.
Il gameplay è tornato prepotentemente rivisto, non tanto nella risposta delle armi, quelle quasi inalterate rispetto al passato come feedback, quanto piuttosto nei movimenti e nel ritmo dell’azione. Fatto tesoro dei progressi ottenuti con Advanced Warfare, Black Ops III torna con le corse sui muri, i powerslide, introduce il combattimento subacqueo e le acrobazie aeree, il tutto sempre con il completo controllo dell’arma. Ogni singola azione compiuta permetterà sempre e comunque di mirare e sparare in libertà, per una azione al top in quanto a frenesia e rapidità. Il comparto multi giocatore di Black Ops III arriva insomma con tante novità che aggiungono nuove feature al pacchetto, ma non ne cambiano l’anima. Se amavate i vecchi CoD questo saprà entusiasmarvi visto che è portato all’ennesima potenza, ma se invece non li avete mai digeriti… beh non cambierete certamente idea con questo capitolo.
A coronamento di un multi soddisfacente, quantomeno per idee nuove e corposità delle aggiunte, ci sono tantissime modalità di gioco, praticamente tutte quelle di maggior successo della serie, tra cui spiccano i classici deathmatch, gungame, Search and Destroy, Hard Point e capture the flag. Trovano spazio anche nuove introduzioni come la neonata Safeguard, che altro non è in realtà che una evoluzione di Payload con un robot da scortare questa volta al posto del classico carrellino inanimato.
Anche il lato e-sport e competitivo è stato curato particolarmente con nuove e rinnovate opzioni per i caster, partite classificate (disponibili dopo il lancio e che richiederanno un aggiornamento a questa review), un sistema di ban per i tornei molto a simile a quello visto nei MOBA e le partite custom dove impostare qualsiasi parametro a nostro piacimento, incluse armi a disposizione e dettagli delle modalità.
Anche il lato e-sport e competitivo è stato curato particolarmente con nuove e rinnovate opzioni per i caster, partite classificate (disponibili dopo il lancio e che richiederanno un aggiornamento a questa review), un sistema di ban per i tornei molto a simile a quello visto nei MOBA e le partite custom dove impostare qualsiasi parametro a nostro piacimento, incluse armi a disposizione e dettagli delle modalità.
Old Flavour
Su next gen cod si difende discretamente bene e i 60 fps sono la regola per tutta la durata della campagna e delle partite multiplayer, senza mai tentennamenti o crolli di alcun tipo. La solidità è ovviamente merito di un motore leggero che non presenta tuttavia strutture poligonali particolarmente ricercate o texture ultra definite. Una buona qualità ma non strabiliante, ideata e ideale insomma per un gioco che fa della velocità e della frenesia due dei suoi punti di forza. Buono il sonoro, con una recitazione particolarmente curata, almeno nella versione inglese che abbiamo avuto modo di recensire.
Sottolineiamo come alcune scene quest’anno, grazie appunto all’introduzione della DNI e quindi una maggior libertà lasciata agli sviluppatori per gestire le visioni alienanti della campagna, riescano a strappare stupore e meraviglia, rifacendosi spesso a Matrix o all’incredibile Inception. Eccellenti alcuni panorami e buono anche il design dei nemici robotici, con una cura particolare dei loro armamentari e dei droni terrestri, davvero spaventosi. Un gioco completo a 360 gradi, dalla trama matura e dalle scene ultra violente, che sembra voler riabbracciare un genere di pubblico sicuramente più adulto rispetto a quello che ha popolato i server fino ad oggi.D'altronde sono i Black Ops ad aver tenuto alto il nome della serie e questo nuovo DLC è un giusto omaggio ad una delle modalità extra più divertenti di sempre. Zombie Chronicles porta in dote otto mappe zombie rimasterizzate, ad un prezzo però non esattamente competitivo. Ci sarà abbastanza carne al fuoco per giustificarlo?
Zombies Chronicles. infatti, si limita a fare il compitino, riproponendo le vecchie location senza alterarne il design, riproponendo gli stessi spawn dei nemici, le mille scorciatoie disponibili o gli easter egg. L'esperienza di gioco è esattamente la stessa di qualche anno fa, seppur con lievi variazioni sul tema. Il pacchetto si apre Nacht der Untoten, là dove tutto è iniziato, mappa che presenta una struttura efficace, quasi elementare nella sua costruzione, ma che rivela l'ossatura di un'idea geniale. È il paziente zero, quella mappa semplice e senza troppi fronzoli da cui il virus si è diffuso infettando ogni altra singola iterazione ma che rappresenta il vero cuore pulsante di tutta l'esperienza. È magnifico riscoprire una mappa di pochi metri quadrati, dove saremo costantemente assediati dagli zombie in un contesto che porta alla mente tantissimi ricordi per i veterani. Tutto è come ce lo ricordavamo e questo feeling, questa sensazione piacevole si ripresenta anche sulle altre mappe presenti, migliorate esteticamente con nuove texture ed effetti, impreziosite da un nuovo impianto di illuminazione così come esaltate da modelli poligonali più curati. Non avendo dovuto lavorare su nuove feature Treyarch si è così potuta dedicare a rinvigorire il comparto tecnico e i passi avanti fatti sono evidenti, soprattutto nelle mappe più vecchie come Shi no Numa o Verrukt o il già citato Nacht der Untotenma ma pure Kino Der Toten di Black Ops e Origins di Black Ops II splendono di nuova luce. C'è solo una cosa che stona in tutto questo amarcord ed è la volontà di Treyarch di mantenere l'arsenale di Black Ops III anche per le mappe ambientate nella seconda guerra mondiale. Ci troveremo così a maneggiare le bocche da fuoco di quest'ultimo capitolo piuttosto che le armi usuali, cosa che abbassa leggermente la curva di difficoltà e vi costringerà a rivedere, seppur di poco, i vostri piani per il completamento delle avventure. Ci si mettono poi ovviamente anche le Gobblegum, il distributore Wonderfizz e tutti gli altri ammennicoli aggiunti con le ultime iterazioni di Zombie (incluse le micro transazioni) per un risultato forse sin troppo caciarone e confusionario.
Il pacchetto è dunque chiaro e i contenuti cristallini, resta da vedere se avrete la voglia di sborsare la bellezza di 29 euro per portarvi a casa otto mappe zombie rimasterizzate, un prezzo secondo noi davvero eccessivo per il lavoro svolto. Non stiamo dicendo che l'esperienza non sia riuscita ma parliamo comunque di un contenuto vecchio di quasi dieci anni nel peggiore dei casi, riproposto ora sulla nuova generazione di console. Certo, Activision ci ha ormai abituati con lo standard dei 15 euro per quattro mappe più una nuova mappa zombie ma noi continuiamo a pensare che il mercato si sia evoluto molto negli ultimi anni e che i publisher debbano per forza di cose cercare di adattarsi a titoli che offrono gli stessi contenuti a prezzi molto più bassi e a produzioni tripla A che ormai costano praticamente quanto questo DLC dopo pochi mesi dal lancio (prendiamo Titanfall 2 come esempio). Il nostro consiglio è quindi quello di recuperare questo pacchetto più avanti se siete super fan nostalgici, magari aspettando un saldo del 50% o una promozione per ottenere più codici di Zombie Chronicles contemporaneamente da dividere con i propri compagni di avventure.
Sottolineiamo come alcune scene quest’anno, grazie appunto all’introduzione della DNI e quindi una maggior libertà lasciata agli sviluppatori per gestire le visioni alienanti della campagna, riescano a strappare stupore e meraviglia, rifacendosi spesso a Matrix o all’incredibile Inception. Eccellenti alcuni panorami e buono anche il design dei nemici robotici, con una cura particolare dei loro armamentari e dei droni terrestri, davvero spaventosi. Un gioco completo a 360 gradi, dalla trama matura e dalle scene ultra violente, che sembra voler riabbracciare un genere di pubblico sicuramente più adulto rispetto a quello che ha popolato i server fino ad oggi.D'altronde sono i Black Ops ad aver tenuto alto il nome della serie e questo nuovo DLC è un giusto omaggio ad una delle modalità extra più divertenti di sempre. Zombie Chronicles porta in dote otto mappe zombie rimasterizzate, ad un prezzo però non esattamente competitivo. Ci sarà abbastanza carne al fuoco per giustificarlo?
Nuove luci, nuovi modelli poligonali e texture in HD: che volere di più? Un prezzo competitivo!
Stand Alone
La prima cosa che vien da chiedersi guardando con occhio critico questa operazione commerciale è quanto la scelta di proporre un DLC dopo quasi due anni dal lancio di un Call of Duty possa essere interessante e appagante per i giocatori. La community si è già spostata sul nuovo capitolo (le vendite d'altronde parlano da sole) e in molti potrebbero addirittura aver venduto Black Ops III in favore di uno dei colossi usciti in questi mesi. Suona strano allora che Treyarch arrivi a proporre queste nuove otto mappe come DLC aggiuntivo e non come un contenuto stand-alone, scelta che forse avrebbe potuto attirare qualche appassionato in più e che magari avrebbe garantito anche una maggior libertà nello sviluppo.Zombies Chronicles. infatti, si limita a fare il compitino, riproponendo le vecchie location senza alterarne il design, riproponendo gli stessi spawn dei nemici, le mille scorciatoie disponibili o gli easter egg. L'esperienza di gioco è esattamente la stessa di qualche anno fa, seppur con lievi variazioni sul tema. Il pacchetto si apre Nacht der Untoten, là dove tutto è iniziato, mappa che presenta una struttura efficace, quasi elementare nella sua costruzione, ma che rivela l'ossatura di un'idea geniale. È il paziente zero, quella mappa semplice e senza troppi fronzoli da cui il virus si è diffuso infettando ogni altra singola iterazione ma che rappresenta il vero cuore pulsante di tutta l'esperienza. È magnifico riscoprire una mappa di pochi metri quadrati, dove saremo costantemente assediati dagli zombie in un contesto che porta alla mente tantissimi ricordi per i veterani. Tutto è come ce lo ricordavamo e questo feeling, questa sensazione piacevole si ripresenta anche sulle altre mappe presenti, migliorate esteticamente con nuove texture ed effetti, impreziosite da un nuovo impianto di illuminazione così come esaltate da modelli poligonali più curati. Non avendo dovuto lavorare su nuove feature Treyarch si è così potuta dedicare a rinvigorire il comparto tecnico e i passi avanti fatti sono evidenti, soprattutto nelle mappe più vecchie come Shi no Numa o Verrukt o il già citato Nacht der Untotenma ma pure Kino Der Toten di Black Ops e Origins di Black Ops II splendono di nuova luce. C'è solo una cosa che stona in tutto questo amarcord ed è la volontà di Treyarch di mantenere l'arsenale di Black Ops III anche per le mappe ambientate nella seconda guerra mondiale. Ci troveremo così a maneggiare le bocche da fuoco di quest'ultimo capitolo piuttosto che le armi usuali, cosa che abbassa leggermente la curva di difficoltà e vi costringerà a rivedere, seppur di poco, i vostri piani per il completamento delle avventure. Ci si mettono poi ovviamente anche le Gobblegum, il distributore Wonderfizz e tutti gli altri ammennicoli aggiunti con le ultime iterazioni di Zombie (incluse le micro transazioni) per un risultato forse sin troppo caciarone e confusionario.
Mica facile questo zombie
Il fatto di arrivare dopo oltre un anno sui server ha però anche qualche vantaggio. È indubbio che la modalità zombie sia complessa, intricata e difficile da portare a termine tanto da doversi affidare spesso e volentieri a guide e tutorial per trovare tutti i segreti nascosti ma sui server attualmente sono rimasti principalmente i veterani e abbiamo notato che trovare compagni validi, in possesso di una discreta dimestichezza con la modalità e le "nuove" mappe è molto più semplice che in passato. Il nostro consiglio rimane quello di approcciare la produzione in chat vocale con altri tre amici, così da godere appieno questo DLC che arriva impreziosito anche da una rivisitazione dell'intelligenza artificiale, allineata all'aggressività vista con gli zombie di Black Ops III.Il pacchetto è dunque chiaro e i contenuti cristallini, resta da vedere se avrete la voglia di sborsare la bellezza di 29 euro per portarvi a casa otto mappe zombie rimasterizzate, un prezzo secondo noi davvero eccessivo per il lavoro svolto. Non stiamo dicendo che l'esperienza non sia riuscita ma parliamo comunque di un contenuto vecchio di quasi dieci anni nel peggiore dei casi, riproposto ora sulla nuova generazione di console. Certo, Activision ci ha ormai abituati con lo standard dei 15 euro per quattro mappe più una nuova mappa zombie ma noi continuiamo a pensare che il mercato si sia evoluto molto negli ultimi anni e che i publisher debbano per forza di cose cercare di adattarsi a titoli che offrono gli stessi contenuti a prezzi molto più bassi e a produzioni tripla A che ormai costano praticamente quanto questo DLC dopo pochi mesi dal lancio (prendiamo Titanfall 2 come esempio). Il nostro consiglio è quindi quello di recuperare questo pacchetto più avanti se siete super fan nostalgici, magari aspettando un saldo del 50% o una promozione per ottenere più codici di Zombie Chronicles contemporaneamente da dividere con i propri compagni di avventure.
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