Grand Theft Auto San Andreas




I dati ufficiali parlano di 27,5 milioni di copie vendute solo su PlayStation 2 (numeri che ne fanno chiaramente il best seller per il monolite nero di Sony), ma GTA: San Andreas, negli anni, ha toccato praticamente ogni lido videoludico. Eppure, pur trattandosi di uno dei titoli più inflazionati della storia, Rockstar continua a diffondere il suo verbo politically uncorrect, e dopo nove anni è pronta a regalare all’utenza mobile una autentica pietra miliare. Riuscirà a catalizzare nuovi adepti, o si limiterà a risvegliare la lacrimuccia nostalgica nei giocatori più smaliziati?
Home Sweet Home
La “contea” di San Andreas è esattamente come l’avevamo lasciata. Ambientato nel 1992, in un’ America in cui la rivalità fra bande di quartiere è all’ordine del giorno, vestiremo i panni di Carl Johnson, che dopo aver tentato fortuna altrove è costretto a ritornare alla terra d’origine per investigare sul misterioso omicidio della madre. Si rivolge così ai componenti della sua ex banda, la Orange Grove Families, ma la temutissima gang che aveva lasciato è soppiantata da un gruppo allo sbaraglio sbeffeggiato dal resto della città. Proprio il ritorno di CJ è la molla per la riscossa, che si realizzerà, ovviamente, con atti intimidatori, azioni criminali e tanta, tantissima violenza gratuita. 
Il feeling che si respira fin dalle prime battute è di assoluta pace dei sensi. Nonostante una trama carica di cliché, San Andreas è stato, almeno fino all’arrivo di GTA V, il capitolo più profondo ed apprezzato, grazie soprattutto ad una mappa di gioco vastissima (e non solo per l’epoca), e ad una gestione del protagonista che strizzava l’occhiolino al mondo dei GDR. A distanza di anni restano tuttora le peculiarità di rilievo. E’ infatti molto intrigante vedere il proprio alter ego formarsi a seconda del modus vivendi che gli imporremo. Per intenderci, se non vorrete vedere stramazzare al suolo il rude CJ dovrete nutrirlo, ma senza esagerare: un eccesso di hamburger e patatine lo porterà sull’orlo dell’obesità. Qualora siate aspiranti Mister Olimpia, potrete invece optare per un duro ma efficace allenamento in palestra, per muscoli a prova di pollastrella. Del resto, anche i criminali hanno un cuore… Curare il proprio fisico non si limita ad essere un mero vezzo estetico: una muscolatura imponente porta infatti a pugni più letali, influenzando anche il gameplay.
Tuttavia, il vero punto di forza, a nostro avviso, risiede nella mappa: è vero che GTA V ha settato nuovi standard per quanto concerne la pura esplorazione, ma è innegabile che la varietà degli scorci offerta da San Andreas sia ancora oggi dannatamente più affascinante. Questione di nostalgia, probabilmente. Ma nella riedizione di un classico anche lei gioca un ruolo fondamentale. 
La potenza è nulla senza il controller
Dal punto di vista puramente tecnico, è stato svolto un lavoro egregio. Il titolo si è letteralmente rifatto il trucco, e gode ora di una risoluzione maggiore, di colori molto vivi e di un campo visivo più ampio rispetto alla versione per PlayStation 2. Permangono i fastidiosi pop-up dell’originale, ma sono ben bilanciati da un frame rate solido (almeno sull’iPad di quarta generazione su cui abbiamo testato il gioco), e dall’assenza di ogni sorta di caricamento. Si tratta, senza dubbio, di una delle esperienze visive più curate per il mercato mobile.
Altrettanto valida è stata l’implementazione dei controlli. Il compito, in questo caso, era sicuramente più proibitivo, ma gli sviluppatori sembrano aver fatto tesoro delle precedenti esperienze ottimizzando un sistema risultato già vincente nei porting di GTA III e GTA: Vice City. Agli estremi dello schermo disporrete di una serie di tasti virtuali che si potranno posizionare a piacimento fino a trovare la giusta alchimia. I movimenti sono gestiti da una sorta di levetta analogica, mentre per quanto concerne le azioni sarà il gioco stesso a discernere in modo dinamico quelle più appropriate all’occasione. Per chiare esigenze di spazio, alcuni tasti sono bivalenti (ad esempio, su una BMX il doppio click sulla pedalata porterà ad un salto), ma in generale sono rare le occasioni in cui vi scontrerete con la vostra volontà.
Molta attenzione è stata riposta anche nelle sezioni di guida. In questo caso sono proposti tre diversi metodi, più la possibilità di sfruttare l’accelerometro: analogico (una levetta uguale a quella del movimento a piedi), digitale (il più user-friendly, trattandosi di sole due frecce), e tocchi (il meno preciso in assoluto). I veri impicci riguardano esclusivamente le sparatorie: soprattutto la mira manuale è infatti ai limiti dell’ingovernabilità, e obbliga il giocatore ad affidarsi alla meno gratificante mira automatica. Un discorso analogo si può ampliare anche alle telecamere, non sempre impeccabili, e difficili da gestire nelle situazioni più concitate. Conscia di questi limiti invalicabili, Rockstar ha fortunatamente reso GTA: San Andreas compatibile con gran parte dei controller, per un’esperienza in tutto e per tutto paragonabile a quella del 2004.
Last but not least, la possibilità di usufruire dei salvataggi in Cloud tramite Social Club. Feature dedicata a tutti coloro che non riescono a staccarsi dalla “contea” di San Andreas neanche per un secondo.

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